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Terapia medica

Alla domanda " Esiste una terapia farmacologica delle varici ? ", la prima spontanea risposta è che ovviamente non è possibile intervenire attraverso la somministrazione di medicinali né sul presente né sulla loro possibile evoluzione futura.
Come sempre infatti là dove si è di fronte ad una alterazione delle strutture anatomiche ed istologiche, in questo caso oltretutto molto spesso dovute a fatture eredo-costituzionali, la terapia medica può poco o nulla.
Questo non significa che il medico debba arrestarsi alla diagnosi, perché se è vero quanto detto sopra, è pur vero che i segni e i sintomi clinici secondari alla presenza di varici e spesso persistenti anche dopo l’intervento, possono e devono essere affrontati in sede medica.
La patologia venosa in genere, e quindi anche quella varicosa, come dicevamo è nel più alto numero dei casi legato a fattori eredo-costituzionali, e proprio per tale ragione la presenza di sintomi da flebostasi può non essere completamente corretta dall’asportazione dei tronchi varicosi.
L’approccio medico al problema della stasi venosa si avvale di alcuni presidi fondamentali così riassumibili:
1)Norme igieniche generali, riguardanti fondamentalmente lo stile di vita.
2)La contenzione elastica. Qui è bene spendere qualche parola perché troppo spesso capita di sentir parlare di questo presidio terapeutico con eccessiva faciloneria. In realtà la calza elastica deve essere considerata a tutti gli effetti come un medicinale, e quindi in quanto tale essere commisurata alla effettiva condizione di ciascun paziente. Comunque bisogna anche dire che la calza elastica non è indicata in ogni situazione di insufficienza venosa e che generalmente sarebbe maggiormente indicata proprio quando è meno sopportabile e quindi va usata con molto criterio.
3)La terapia fisica. Questa si avvale sia di apparecchiature progettate a tale scopo (pressoterapia, vacuumterapia, etc.) in grado di ridurre l’edema attraverso l’immissione forzata meccanicamente dei liquidi del tessuto interstiziale verso il letto venoso, sia dell’intervento manuale di fisioterapisti preparati alla corretta esecuzione di manovre di linfodrenaggio flebodrenaggio, nonché di esercizi posturali.
4)La terapia farmacologica. Lo scopo principale delle sostanze comunemente usate nella patologia venosa è di agire su due versanti: il primo è di aumentare il tono del letto venulare al fine di aumentare la velocità di scorrimento del sangue con l’effetto di ridurre la pressione laterale e quindi di ridurre il passaggio di liquidi dal comparto vascolare all’interstizio; il secondo è quello di diminuire la permeabilità della parete delle venule sì da ridurre la tendenza all’edema. Molteplici sono oggi le molecole disponibili ( rutina, escina, centella asiatica, diosmina, antocianosidi, GAG, vitamina C, estratti vegetali di hamamelis e ippocastano,estratti di frutti di bosco ) tutte indirizzate a l’una o all’altra o entrambe le attività ricordate con apprezzabile evidenza di risultati clinici.

Infine si può senz’altro affermare che, pur non essendo arrivati alla soluzione definitiva, di certo è possibile assicurare a chi soffre di disturbi vascolari venosi una buona qualità di vita ed un buon controllo delle complicanze.



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